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LA GUERRA DEL FATONERO

 

Le Montagne della Luna si tingono di sangue. Il Concialana, un misterioso e oscuro nemico, sta terrorizzando villaggi e creature fatate, costringendo i Signori dei Boschi e della Natura a radunare tutti i loro alleati alla tavola di pietra in cima al Monte Matanna per organizzare una strategia comune. Scoperta l’identità del terribile avversario, le forze a difesa della natura dovranno unirsi, mettendo da parte sospetti e rivalità, per fronteggiare l’orda demoniaca che minaccia la stabilità di tutti i paesi. Sulle pendici del Monte Sumbra, presso il Bosco del Fatonero, si consumerà la battaglia finale.

 

 

Con l’arrivo di Cecco Mario il concilio poté cominciare.

Lencio Meo scosse la testa, sbuffando, prima di distogliere lo sguardo. Non sopportava quella palla di lardo, né sopportava il suo odore, intriso di menzogna e superbia, ed era certo che i suoi sentimenti fossero condivisi dalla maggioranza dei presenti, sebbene facessero di necessità virtù.

Sacrificio. Non era questo che gli aveva insegnato suo padre?

Trattenendo la voglia di dargli un calcio nel deretano flaccido e farlo rotolare di sotto dal Matanna, lo salutò e si mise a sedere accanto a Rinaldo, ignorando le occhiate che le fate dell’Acquapendente gli stavano lanciando. Facile per loro, che non avevano le preoccupazioni materiali che angustiavano l’animo degli uomini. A volte Lencio avrebbe voluto avere le ali, per volare via da lì, da quella terra stretta tra il mare e le montagne, esposta alla violenza delle correnti, rapida e imprevedibile, e agli oscuri segreti che dimoravano in boschi ove nessun uomo aveva messo piede. Nessun uomo, quantomeno, che fosse tornato a riferirlo.

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