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LA MORTE SECCA

 

È Samhain, la notte in cui il velo che separa i mondi diventa sottile, la notte in cui chi è dotato di sensi attenti e particolarità capacità di vedere oltre può allungare una mano fino a sfiorare chi risiede dall’altra parte, nel Saol Eil, l’Oltremondo. È il caso dello stregone, che da anni conduce una vita solitaria, da quando ha perso colui che così tanto amava. Disperato, ramingo, vegeta aspettando il giorno di Samhain, deciso a fare in modo che il varco non si chiuda. Deciso a fare in modo che il perduto ritorni, anche se, nel farlo, dovesse sacrificare un intero paese.

 

Borgo a Mozzano era in festa. Come ogni anno, per Halloween, le strade erano invase di ragnatele, scheletri, zucche intagliate e migliaia di persone mascherate, che ballavano strafatte di fumo e alcol. Lo stregone passò tra loro, avvolto nel suo mantello nero, con il trucco pesante sugli occhi e il volto riparato dal cappuccio, più per fuggire quei divertimenti profani che non per essere riconosciuto. Nessuno, del resto, lo vedeva mai. Scivolava come un’ombra tra la folla.

Un’ombra. Così si sentiva da tredici anni. Privo di consistenza. Forse quella notte avrebbe ritrovato l’ancora in grado di legarlo al presente?

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